Quasi innocente by Paolo Pinna Parpaglia

Quasi innocente by Paolo Pinna Parpaglia

autore:Paolo Pinna Parpaglia [Pinna Parpaglia, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2019-06-19T22:00:00+00:00


35

Durante il colloquio con Severino, il cellulare di Antonella aveva vibrato molte volte. Aveva preferito non rispondere per non perdere la presa sul testimone. Tornando alla macchina Antonella vide che l’avevano cercata Quirico e Massimo, quest’ultimo con particolare insistenza. Pur con riluttanza lo chiamò.

«Ciao, Antonella».

«Ciao, ho visto che mi hai chiamato, ma non potevo rispondere. Dimmi».

«Due cose: la prima è che l’invito a cena per stasera è confermato, attendo solo una risposta. Dunque?»

«Dunque cosa?»

«La risposta».

«Sentiamo prima la seconda cosa che hai da dirmi», disse affabilmente Antonella.

«Potrei dirtela a cena, riguarda le analisi della Scientifica. Mi è arrivata l’email che aspettavo».

«Avanti Massimo, non vorrai davvero approfittare così di una povera fanciulla indifesa?»

«Indifesa? Tu? Hai più aculei di un riccio. Altro che indifesa. Ogni volta che parlo con te poi mi devo leccare le ferite».

«Questo non è carino da dire a una signora».

«Facciamo così, ti do un’anticipazione e poi i dettagli stasera».

«Forse… sentiamo l’anticipazione».

«Sulla finestra di casa di Annangela e Mariano Spada, quella sul retro dalla quale è probabilmente entrato l’assassino, sono state ritrovate tracce organiche. Minuscole tracce di saliva. Di quelle che si producono anche solo respirando. Segno che qualcuno prima di entrare si è avvicinato alla finestra per guardare dentro. Interessante, no?»

«Finisci». Antonella era nervosa.

«Scommetto che vuoi sapere a chi appartengono quelle tracce».

«Dal tuo tono penso invece che preferirei non saperlo».

«Esatto. Sono sue Anto, sono di Roberto Cherchi. I RIS le hanno confrontate con le tracce di DNA prese dalla sua camera e hanno accertato che il DNA è lo stesso. È stato Roberto Cherchi a guardare dalla finestra e poi entrare per preparare il delitto. Prima avevamo solo la testimonianza di un simpatico vecchietto, adesso abbiamo la prova certa. Antonella, ascoltami, non ha senso continuare questa crociata. Devi tornare a Cagliari. Stasera ci facciamo una bella chiacchierata, poi domani parti e ne riparliamo quando lo prendiamo. Perché tanto lo prendiamo, lo so io, lo sai tu e lo sa anche lui».

«Ok, grazie, ci sentiamo dopo».

«Ci conto».

Antonella gettò il cellulare dentro la borsa e si sedette sul bordo del marciapiede. La macchina era poche decine di metri più avanti, ma le gambe si rifiutavano di andare oltre.

«Merda!».

Osservò l’inusuale viavai di auto. Il telefono vibrò, era un messaggio. “Ciao Anto, sei impegnata stasera? Posso invitarti a cena? Quirico”. Avrebbe risposto dopo, forse. Prima doveva metabolizzare gli ultimi eventi e togliersi dalla testa la frase di Massimo: “Non ha senso continuare questa crociata”.

Sino a dieci minuti prima era euforica, felice non solo per avere trovato il modo di scardinare la credibilità del teste chiave dell’accusa ma anche e soprattutto perché la sua presenza a Borore aveva finalmente un senso. Gli sforzi, i preparativi, le aspettative, tutto tornava. Prima. Ma prima Borore era la sua Gerusalemme mentre adesso la sua crociata non aveva più senso.

Si alzò e parlò a voce alta, come se davanti a lei ci fosse stato uno specchio: «Ma davvero mi ero illusa che Roberto Cherchi non c’entrasse nulla? E perché mai poi? Solo perché in foto aveva uno sguardo



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